Il santuario della Madonna della Misericordia in Valmala è il santuario principale della Diocesi saluzzese, molto noto nell’intero Piemonte.
Il complesso del santuario è costituito da un’ampia chiesa rivolta al paese, con campanile e grande porticato, sotto al quale si fanno le novene recitando il rosario e a sud da un’ampia costruzione adibita a canonica. Nei pressi del piazzale sorgono inoltre, due grandi edifici: il Palazzo Vecchio o Case del Pellegrino (di fine Ottocento), e il Palazzo Nuovo (del 1925); adibiti all’accoglienza dei villeggianti.
La venerazione verso la Madonna della Misericordia iniziò sui monti di Valmala nel 1834, anno in cui, secondo la tradizione, confermata da documenti scritti, la Madonna apparve più volte ad alcuni pastorelli che pascolavano le loro mandrie su quei pascoli montani.
L’anno seguente, come promesso per voto, venne eretto il pilone sul luogo delle apparizioni e venne dipinta la Madonna della Misericordia.
Il santuario venne costruito nel 1851 su progetto dell’architetto Galfrè.
Si nota all’interno il grande affresco dell’abside, raffigurante un’espressiva scena dell’apparizione.
Fanno parte del patrimonio artistico del santuario due grandi quadri firmati Gauteri, parente del pittore artefice del primo pilone sorto nel 1835.
Il santuario congloba in sé sia il primitivo pilone, sia la cappella che lo seguì, eretta nel 1840.
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Chiaffredo fu soldato dell’impero Romano appartenente alla Legione Tebea che fu prima decimata e poi massacrata ad Agauno (l’attuale Saint Maurice – Svizzera) il 22 settembre 286 d.C. Per comprendere come Chiaffredo arrivò a Crissolo, in Valle Po, bisogna riferirsi alla tradizione popolare che ha tramandato diverse ipotesi. Una di questa vuole che Chiaffredo sia stato posto di guarnigione a Crissolo per il controllo tra la Gallia Cisalpina e quella Transalpina giurando fedeltà all’Impero di Diocleziano e Massimiano e rifiutò di rinunciare alla fede cristiana così da venire martirizzato. Un’altra vuole che Chiaffredo sia fuggito alla strage di Agauno per poi essere martirizzato nelle vicinanze del Santuario.
Anche sul ritrovamento delle reliquie (18 novembre 522 d.C.) si narrano numerose leggende; la più suggestiva riguarda il contadino che, mentre stava arando il suo campo posto nelle vicinanze di un profondo burrone, assistette alla caduta dei suoi buoi per molti metri per ritrovarli sani e salvi sopra il sepolcro del Martire. Grazie a questa leggenda il Santuario è noto come custode di numerosi quadri votivi donati al Santo come ringraziamento per le “Grazie Ricevute” di scampato pericolo, in merito a numerosi incidenti realmente accaduti.
Alcune reliquie di San Chiaffredo nel corso del tempo furono trasportate nella Cattedrale di Saluzzo dove sono ancora attualmente conservate. Proprio in questa occasione San Chiaffredo fu proclamato patrono della città e della diocesi di Saluzzo.
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Con decreto del Vescovo Cristiano Bodo, in data 8 settembre 2021, la chiesa di Sant’Anna in Roccabruna è stata elevata a Santuario Diocesano dei Nonni.
Posta in zona dominante su tutta la pianura, l’archivio parrocchiale porta il 1743 come data di inizio della costruzione, sotto il parroco Voli, e il 1758 come data di fine lavori, sotto don Allamandi.
In quel periodo venne pure eretta la Compagnia del SS. Sacramento e delle Cinque Piaghe, sotto il titolo di Sant’Anna, aggregata nel 1751 all’Arciconfraternita della Basilica di San Lorenzo in Damaso, in Roma.
Allora Papa Benedetto XIV concesse un’indulgenza plenaria perpetua per i fedeli che si fossero comunicati nella cappella alla festa di Sant’Anna.
“In quei tempi per l’occasione era un accostarsi generale ai Sacramenti per Sant’Anna e durò così per molti e molti anni, di maniera che era necessario l’intervento finanche di nove sacerdoti confessori”.
Nel 1850 fu rifatto il tetto e tra il 1878 e il 1882 ristrutturati la sacrestia ed eretto il portico.
Nel 1901 iniziarono i lavori per la costruzione della navata laterale con l’altare di San Bernardo e adattato il portico alla nuova struttura.
In alto sopra la porta d’ingresso, si è accolti da una immagine di sant’Anna che amorevole accompagna la giovinetta Maria alla preghiera.
All’interno degna di nota la tribuna con pitture settecentesche e la decorazione eseguita dal pittore G.B. Barale. Curiosamente, a fianco di quelle di Abramo, Isaia, Mosé, San Gioacchino e San Giacomo, venne inserita l’immagine di Papa Giovanni XXIII, all’epoca da poco deceduto.
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