Giovanni Maria Tapparelli apparteneva alla famiglia dei marchesi di Lagnasco – D’Azeglio. Entrò giovinetto nell’ordine dei padri predicatori di San Domenico. Fu stimato oratore e teologo; inoltre ebbe dai suoi superiori numerosi incarichi di fiducia e di responsabilità.
Il pontefice Pio V , in data 3 dicembre del 1568, lo nominò vescovo di Saluzzo. Fece il suo solenne ingresso nel marzo del 1569.
Nel medesimo anno intraprese la visita pastorale, richiamando i parroci e i fedeli allo spirito e all’attuazione delle norme e dei principi del Concilio di Trento.
Intervenne al fine di lenire le varie situazioni di privazioni e di povertà, createsi nella zona di Venasca, in seguito ad una grave carestia: “… Gentium formido non sine rumore magno ac disperatione cum alicubi fere granum non reperiebatur” .
Il vescovo prescrisse che i parroci redigessero i registri di battesimo, matrimonio e morte, secondo i dettami del Concilio tridentino.
Nell’anno 1572, il re di Francia Carlo IX ordinò la strage degli Ugonotti (conosciuta come la notte di San Bartolomeo) che avvenne il 24 agosto dello stesso anno.
A Saluzzo e in tutto il marchesato, tale ondata di repressione non trovò applicazione grazie alla buona capacità diplomatica del Vescovo, del vicario generale, del clero e dei maggiorenti.
In quegli anni, nonostante tutti gli sforzi per contrastarla, l’eresia ugonotta seminava le sue idee nel vicino territorio del Delfinato e della Castellata, cacciando i sacerdoti dalla comunità.
Nell’anno 1577, don Claudio Arnaldo, parroco di Molines (Delfinato) fu barbaramente ucciso; medesima sorte toccò al parroco di Chianale, don Chiaffredo Gerthoux, nel 1578.
Facendo un passo indietro, al marzo dell’anno 1573, è da rilevare il pellegrinaggio a Roma del vescovo, che fu ricevuto dal papa Gregorio XIII; di questo viaggio scrisse un breve diario, evidenziando le varie tappe fatte durante l’andata ed il ritorno. Egli visitò, fra le varie città: Pavia, Bologna, Loreto, Venezia e Milano. Di volta in volta prendeva alloggio dal vescovo locale o nei conventi e talvolta anche in qualche osteria.
L’8 aprile 1578, mons. Tapparelli presiedette il sinodo diocesano che durò due giorni e del quale purtroppo non risultano citate particolari notizie.
Durante l’ostensione della S. Sindone, fu presente a Torino nei giorni 13, 14 e 15 ottobre 1578. In quei giorni fu presente anche San Carlo Borromeo, giunto in città per venerare anch’egli il sacro Lenzuolo, adempiendo, così, ad un voto fatto durante la peste che aveva colpito Milano nel 1576.
Mons. Tapparelli registrò con poche parole, in un diario personale, il toccante avvenimento a cui ebbe la fortuna di partecipare, reggendo parte del lenzuolo per mostrarlo ai fedeli.
Si interessò personalmente alle varie opere che si realizzarono nella città di Saluzzo, fra le quali ricordiamo la quasi totale ristrutturazione del palazzo vescovile e i numerosi restauri alla cattedrale.
Non esitò ad utilizzare i suoi beni e proventi per andare incontro alle necessità altrui. Esercitò il ministero pastorale con mitezza, rifuggendo dai mezzi coercitivi e adoperandosi con sollecitudine a dipanare le non poche controversie proprie del difficile momento.
Quando morì, fu seppellito, come da suo espresso desiderio, nella chiesa di San Giovanni, officiata dai Padri Domenicani, ordine religioso a cui apparteneva.
In detta chiesa, in perpetuo ricordo, venne eretto un busto con appropriata dicitura: “Giovanni Maria Tapparelli dei signori di Lagnasco / dell’ordine dei Predicatori fu nominato al Vescovado di Saluzzo dalla benevolenza di Pio V pontefice massimo / Cultore della vita religiosa / scelse di non separarsi, neanche in morte, del comune sepolcro dei religiosi del suo monastero / Visse 65 anni, morì il 24 febbraio 1581”.