Cenni storici
La costruzione dell’edificio venne iniziata l’8 settembre 1491 e terminata nei primi anni del 1500. L’esigenza di avere una Cattedrale che potesse manifestare il potere del Marchesato anche a livello religioso rese necessaria l’edificazione del complesso al di fuori della cinta muraria cittadina, nel sito occupato dalla pieve di S. Maria. Questa, eretta a Collegiata da papa Sisto V nel 1481, nel 1511 divenne sede vescovile dedicata alla Vergine Assunta per volere del papa Giulio II.
Esterno
L’ampia costruzione è fortemente caratterizzata dalla facciata con paramento in mattoni a vista e sezione centrale ad intonaco bianco; essa poggia su una gradinata elevata nel 1842 in sostituzione di quella secentesca. Tre portali danno accesso all’interno della chiesa: quello centrale, sormontato da un’alta ghimberga con cornice in cotto e contornato da due pilastri culminanti con le statue di S. Pietro e S. Paolo realizzate intorno al 1511, ospita nella lunetta una raffigurazione degli Apostoli che assistono all’Assunzione della Vergine (ora perduta e contenuta all’interno della ghimberga); i portali laterali, di dimensioni minori, recano a loro volta nella lunetta le figure di S. Costanzo e S. Chiaffredo. Tutte le decorazioni ad affresco della facciata sono state probabilmente realizzate dall’artista piccardo Hans Clemer intorno al 1500-1501. All’incrocio dell’abside con la navata di sinistra si trova il campanile, la cui base apparteneva all’antica chiesa preesistente, mentre l’innalzamento fu eseguito nel 1771 su disegno del Ricca in forme tardo barocche vicine all’opera di Francesco Gallo.
Interno
L’imponente aula interna della chiesa è suddivisa in tre ampie navate, coperte da volte a crociera costolonate la cui decorazione neogotica è realizzata dai fratelli Gauteri intorno al 1849-55. Le due navate laterali sono più basse, mentre la centrale raggiunge i ventuno metri.
Partendo dall’ingresso di destra, troviamo nella parete di controfacciata tre grandi affreschi di carattere storico risalenti alla metà dell’Ottocento e raffiguranti rispettivamente S. Maurizio che esorta i legionari tebei a ripudiare gli dei pagani, S. Francesco di Sales con il beato Ancina ed Il martirio di S. Chiaffredo. Proseguendo la visita lungo la navata destra incontriamo la grande croce realizzata nel 1901 in occasione del Giubileo [1]; segue l’altare di S. Antonio [2] costruito nel 1892 su progetto di Melchiorre Pulciano. L’altare del S. Sepolcro o della Deposizione [3] ospita in una nicchia, il cui sfondo affrescato raffigura la città di Gerusalemme, un gruppo scultoreo in terracotta policroma rappresentante Cristo deposto dalla croce da Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea ed ai piedi la Vergine Maria, le pie donne e S. Giovanni, opera di un’artista emiliano di cultura lombarda dell’inizio del ‘500. Alla destra dell’altare si trova il monumento funerario in marmo dedicato ai fratelli Antonio e Bernardino Vacca realizzato nel 1522. L’altare della Natività [4], eretto all’inizio del XVIII secolo, custodisce una tela di Sebastiano Ricci (pittore veneziano del ‘700) raffigurante l’Adorazione dei Pastori, databile al primo decennio del XVIII secolo. Seguono l’altare del Sacro Cuore [5] e quello dei Santi Cosma e Damiano [6], il più antico della cattedrale e di patronato della famiglia Sabena. Nella macchina d’altare barocca è inserito il trittico raffigurante la Madonna con il Bambino tra i Santi Cosma e Damiano, protettori dei medici e dei farmacisti, mentre la cimasa ospita una pietà tra un santo vescovo e papa. L’opera è attribuita ad Aimo Volpi, pittore di Casale, e databile al primo decennio del 1500. Il contraltare è in scagliola policroma e datato 1718. L’altare di S. Filippo Neri [7] eretto nel 1675 presenta una struttura in legno dipinta a finto marmo; segue poi l’altare dei SS. Eligio e Grato [8] con paliotto in stucco policromo (1720) raffigurante al centro la figura di S. Eligio. Si incontra così il presbiterio dove all’arco trionfale della navata centrale è appeso un grande crocefisso ligneo della metà del ‘400 attribuito a Baldino di Surso, intaghiatore pavese. Nell’arcata a destra troviamo la Cassa d’Organo e la Cantoria costruite nel 1780, mentre sempre nella navata centrale, ma a sinistra è collocato il pulpito del 1650 decorato a bassorilievo. La zona presbiterale è dominata dalla grandiosa macchina dell’altare maggiore [9] costruita nel primo ventennio del XVIII secolo, di cui le undici statue in legno, tinteggiate in biacca bianca, sono opera dello scultore luganese Carlo Giuseppe Plura. Esse rappresentano la Vergine Assunta sorretta dagli angeli e protetta da Costanzo e Chiaffredo il tutto sovrastato dalla figura del Padre Eterno affiancato dalla Fede e dalla Carità. La mensa d’altare conteneva le reliquie di Chiaffredo (testa ed elmo) ora custodite nella sacrestia. Dietro l’altare è collocato il coro settecentesco. Proseguendo la visita dalla navata di destra si incontra il deambulatorio in cui si trovano l’altare della Resurrezione con tela Ottocentesca e paliotto datato 1715, un quadro devozionale di Sebastiano ed uno di Domenico, uno splendido confessionale barocco ed una tela dedicata a Lucia. Segue l’altare dei Santi Pietro e Paolo [10] frutto di un assemblaggio che unisce una struttura settecentesca in marmo entro cui sono inserite forme più antiche; esso rappresenta la Natività di Gesù e la Fuga in Egitto tra Pietro e Paolo, ai lati un’Annunciazione e sulla sommità la Resurrezione. La realizzazione della parte più arcaica è attribuita ad artisti lombardi attivi a Saluzzo nella prima metà del XVI secolo. Si giunge così nella navata di sinistra dove si incontra l’altare dell’Addolorata [11], eretto nel 1690, il cui retablo raffigura l’Addolorata, Giovanni Battista e Elisabetta.
La Cappella del SS. Sacramento [12] fu fatta costruire dal vescovo Morozzo nel 1729 ed ospita nella parete di fondo il polittico di Hans Clemer, in origine collocato sull’altar maggiore. Questa opera risalente al 1500 ca., priva della parte centrale che doveva rappresentare la Madonna, è composta da sette scomparti dipinti su tavola a fondo dorato raffiguranti Bonaventura con abito da cardinale, l’Ecce Homo, Domenico con il giglio e il libro, Sebastiano alla colonna, Chiaffredo che presenta alla Vergine il marchese Ludovico II, Costanzo che presenta Margherita di Foix, Giorgio che schiaccia il drago. Nella parete sinistra della cappella si trova un piccolo locale, chiuso da un cancelletto, che ospita teche in cui sono conservate le reliquie di molti santi, tra cui il dito di Chiaffredo, il cranio di Costanzo e le ossa di Vittore. A sinistra della cappella si trova la cripta dei vescovi. Sempre nella navata di sinistra si incontra l’altare di Pietro Martire [13] datato 1600 la cui tela raffigura la Vergine, Pietro e Vincenzo Ferreri risalente al XVIII secolo. L’altare del Beato Ancina [14], eretto nel 1890, conserva l’urna con le spoglie del vescovo e la pala del Borgna raffigurante il vescovo con due angeli. Segue l’altare del Crocefisso [15], costruito nel 1675, la cui scultura è attribuita a Plura e successivamente si incontra l’altare dell’Esaltazione della Croce [16], contenente una tela di Nepote, pittore torinese attivo per la corte sabauda. Si giunge così al battistero [17] chiuso da una cancellata in ferro battuto e con fonte battesimale secentesco in marmo.