Chiesa di Sant’Agostino
Cenni storici
Il 13 febbraio 1500, alla presenza del Marchese Ludovico II e della moglie Margherita di Foix, di monsignor Carlo Domenico di Saluzzo, di Francesco Cavassa e del signore di Castellar, fu posta la prima pietra della chiesa e nell’annesso convento si stabilirono gli agostiniani, che si sarebbero presi cura dell’edificio di culto. Dalla veduta di Saluzzo annessa al “Theatrum Sabaudiae” del 1682 si può vedere come l’ampia chiesa a tre navate aveva in origine un campanile che superava poco più d’un piano il tetto del tempio e come essa fosse fornita di altari laterali ed affrescature in facciata. Nel corso dei secoli l’edificio subì rimaneggiamenti e distruzioni che ne alterarono l’aspetto originario. Durante la guerra di successione austriaca, che durò dal 1740 al 1748 e che ebbe notevoli ripercussioni nel territorio saluzzese, il re Carlo Emanuele III di Savoia, essendosi schierato in favore di Maria Teresa d’Austria, si attirò le ire dei Franco Spagnoli che posero così assedio a Cuneo e si diressero contro Saluzzo. Per contrastare la loro avanzata Carlo Emanuele mise due accampamenti militari nella città e convertì la chiesa ed il convento di S. Agostino in ospedale militare. Gli agostiniani si trasferirono poco distante e con la pace di Aquisgrana, conclusa nel 1748, fu tolto l’ospedale da S. Agostino ed i frati fecero ritorno in loco. Nel 1794 Vittorio Amedeo III, temendo le ondate rivoluzionarie francesi, fortificò i punti di confine e fece un deposito per gli approvvigionamenti militari in Saluzzo ed il convento di S. Agostino fu nuovamente trasformato in ospedale. Chiuso repentinamente nel 1796 e soppressi gli ordini religiosi nel 1798, anche gli agostiniani, che erano rientrati nel convento il 24 aprile 1797, furono costretti ad abbandonano nuovamente. La chiesa fu tenuta aperta ancora per un breve periodo di tempo, finché nel 1802 venne chiusa definitivamente e venduta all’asta come pure il convento ed i beni annessi. La parete lungo la strada venne suddivisa in camere date in affitto, la navata centrale e la parte confinante con il convento trasformate in fabbrica di salnitro e successivamente in stalla e poi fienile, il campanile fu demolito fino alla volta della chiesa e coperto con tegole. Il convento fu convertito in piccoli alloggi ed il cortile del chiostro fu diviso in orti. Nel 1875 fu messa all’asta una parte della chiesa; nel 1879 il vescovo Buglioni di Monale acquistò parte dei fabbricati ed il terreno contiguo per riportare il culto nell’antica chiesa e nel 1885 si riuscì a recuperare tutto il fabbricato. Dell’antico edificio non restava quasi più nulla e dunque il vescovo incaricò Melchiorre Pulciano (ingegnere che a fine ‘800 restaura e recupera notevoli monumenti in Piemonte secondo lo stile neogotico) di ricostruire l’edificio e l’annesso campanile secondo le forme che oggi possiamo ammirare. Restaurata la chiesa venne chiuso il piazzale antistante con una cancellata in ferro e sull’alto della facciata venne posta la croce in ferro che nel 1848 era stata tolta dalla guglia della torre civica. Riaperta al culto il 28 agosto 1882, dieci anni dopo divenne sede parrocchiale acquisendo la parrocchia dei SS. Marino e Bernardo.
Esterno
La facciata in mattoni in stile neogotico realizzata su progetto di Melchiorre Pulciano ospita nella lunetta del portale il gruppo scultoreo rappresentante il Battesimo di S. Agostino (1884) dello scultore savonese Antonio Brilla.
Notevole il campanile terminato nel 1894 sulle basi della vecchia torre campanaria con guglia slanciata che si erge fra quattro cuspidi e raggiunge l’altezza di 49 metri.
Interno
L’interno della chiesa è a tre navate divise da robusti pilastri formati da quattro semi colonne con capitelli cubici su cui si innestano le volte a crociera costolonate.
Gli altari laterali delle navate non sono più presenti e le finestre a monofora archiacute sono state realizzate a fine ‘800 durante i lavori di restauro. Il pavimento a lastre di pietra è sopraelevato rispetto al livello originale. L’abside pentagonale coperta da calotta a spicchi presenta nella chiave di volta il monogramma YHS. Nel coro si trova la lunetta ad affresco raffigurante la Pietà tra i Santi Agostino e Domenico (1500-1504), opera di Hans Clemer, artista fiammingo attivo per i Marchesi di Saluzzo tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500; quest’opera in origine si doveva trovare all’esterno dell’edificio, sopra il portale. A destra dell’ingresso una lapide posta nel 1900 riporta la storia della chiesa, mentre nella parete di controfacciata è murata una lapide relativa ad un sarcofago marmoreo di Pietro Cella, vicario generale del marchesato, datata 1522.