Come preannunciato all’inizio della riflessione della settimana scorsa, il lavoro di analisi e spiegazione della Celebrazione Eucaristica nella sua totalità e nelle sue parti è giunto al termine, così come la Celebrazione che idealmente abbiamo seguito e a cui abbiamo partecipato.
Oggi ci apprestiamo a spiegare che cosa si intende per Riti di Congedo.
I fedeli sono in piedi L’Eucaristia è culmine e fonte della vita della Chiesa
(Sacrosanctum Concilium 10), ma non esaurisce l’attività della Chiesa stessa (Sacrosanctum Concilium 13): le comunità parrocchiali, infatti, svolgono anche un’attività extra-liturgica di cui i fedeli devono essere informati: ecco perché si danno gli avvisi parrocchiali.
Al termine il sacerdote prima saluta i fedeli con la formula “Il Signore sia con voi”, che, a questo punto, assume le parvenze di un augurio, un po’ sollecito, un po’ timoroso; poi, in varie forme, pronuncia sull’assemblea la benedizione conclusiva.
Diverse sono le formule che il Celebrante può utilizzare: ci può essere la semplice formula trinitaria di benedizione; oppure la si può far precedere da una triplice invocazione (di scuola gallicana) siglata dall’Amen; oppure, ancora la si può far precedere da una breve preghiera sul popolo (di scuola romana).
Ultimo atto è la dimissione: La Messa è finita, andate in pace, per testimoniare la Messa nella vita.
Con il canto finale l’assemblea si scioglie, mentre il Celebrante e il suo corteo lasciano il presbiterio.