Riprendiamo dal canto del Santo. ’assemblea è e rimane in piedi. Al termine del canto, o della recita, come spesso avviene nelle nostre chiese, del Santo, può esserci e sarebbe utile ci fosse, un intermezzo più o meno prolungato. In mancanza, la funzione riparte con il raccordo tematico Padre veramente Santo. È giusto ribadire e cantare la santità divina. Poiché Dio è veramente santo e non è avaro di favori, è questo il momento di chiedergli quello più grande: santifica questi doni.
Siamo giunti alla prima epiclesi, parola greca che equivale ad invocazione. Si invoca Dio, perché mandi
lo Spirito Santo («La rugiada dello Spirito Santo», come recita splendidamente il latino della seconda prece) a santificare il pane e il vino: concretamente si chiede che avvenga ciò che nell’analisi scorsa abbiamo chiamato con il termine di transustanziazione. Solo lo Spirito Santo può effettuare questa “trasformazione” attraverso le parole del celebrante. Questo passaggio è molto delicato e importante, perché la preghiera eucaristica giunge a un tornante tematico: si scosta, infatti, dalla prospettiva del
ringraziamento per innescare la richiesta. Il Celebrante, a nome di tutta l’assemblea, ha chiesto allo Spirito Santo di santificare il pane e il vino, perché «diventino» il Corpo e il Sangue di Cristo.
Giunti a questo punto, Celebrante ed assemblea non possono non ricordare ciò che accadde: ecco la breve commemorazione (che tecnicamente si chiama anamnesi) di ciò che Gesù fece nell›Ultima Cena, quando istituì l’Eucaristia, di cui volle la ripetizione in memoria di Lui. Nel passaggio commemorativo dell›Ultima Cena, ci si mette in ginocchio, e si rimane sin dopo il proclama del Celebrante
Mistero della Fede. La risposta dei fedeli (Annunciamo la tua morte, Signore) è tratta dalla prima Lettera ai Corinti (11,26). La memoria si dilata agli atti decisivi della redenzione, infatti vengono ricordati i versanti del mistero Pasquale: Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo figlio … Adesso, solo adesso, sì è in condizioni di offrire a Dio qualcosa che sia degno di Lui: ti offriamo, Padre, il pane della vita e il calice della salvezza. Questo è il vero offertorio.
Mons. Cristiano Bodo