“Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una semplice amministrazione. Costituiamoci in tutte le regioni della terra in uno stato di permanente missione”. Così scrive Papa francesco nell’Evangelii Gaudium (n° 25). Questa espressione possiede un valore programmatico affinché la Chiesa si rinnovi nella sua azione pastorale, recuperando il valore missionario della sua azione, intrinsecamente legato alla sua identità: la Chiesa esiste per evangelizzare, una responsabilità antica e sempre nuova che comporta fedeltà al vangelo, impegna in una vigilanza costante alle condizioni di vita sempre mutevoli in cui vivono gli uomini e le donne di ogni tempo. Ciò richiede l’attenzione a comprendere quali linguaggi, quali metodologie e quali segni siano più coerenti per dare risposta agli interrogativi del nostro contemporaneo. Pensare un progetto pastorale esige operare delle scelte per costruire qualcosa in cui si crede e per cui si mette in gioco la vita. È la capacità di guardare al futuro non come ad uno spazio vuoto ed indeterminato, piuttosto un tempo da modellare insieme, acquisendo uno stile ecclesiale permanente, ossia uno stile sinodale: dall’ascolto della Parola all’ascolto del popolo di Dio in un itinerario scandito sinteticamente da tre azioni: ascoltare, decidere, compiere. La Parola di Dio è la fonte originaria e inesauribile per uno stile di vita credente; è la regula fidei di ogni battezzato per non cedere al disorientamento che conduce all’impoverimento di sé, al logoramento della pastorale ed all’inefficacia dell’evangelizzazione. La Parola è lo specchio dentro cui dobbiamo rifletterci per vedere l’intensità dell’impegno e la coerenza dell’azione. Non è il tempo di cedere al fatalismo o catastrofismo, né di subire il cedimento o guardare con pessimismo la realtà. È il tempo del realismo evangelico (Mt 13,24-30) per non fare del grano tutto zizzania. Dalla Parola di Dio al servizio dei fratelli: ecco delinearsi l’accoglienza come tratto fondamentale di un progetto. Una pastorale segnata dall’accoglienza si rinnova nelle sue strutture e nella sua mentalità: comunità che sanno tenere la porta aperta nella consapevolezza di non essere una Chiesa di perfetti, ma popolo in cammino. Sviluppare la cultura dell’incontro, dove il tessere relazioni e reti umane aprono lo spazio per l’evangelizzazione. Forse non dare per scontato l’incontro è il primo passo per trasformare la freddezza dell’impatto con cuori e mente aperte. Attenzione al prossimo e attenzione al Signore si legano profondamente nell’annuncio di Gesù: ”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente… Amerai il prossimo tuo come te stesso.” (Mt 22,37.39.)