C’è un segreto di giovinezza nella vita ma non lo si conosce o lo si prende male e così non funziona. C’è un punto della vita di cui non si può ignorare la portata e le vie di uscita, come quando in montagna ti trovi sull’orlo del burrone e devi tornare indietro in tempo utile a salvare la pelle. C’è un nemico che ci minaccia ogni giorno come un cane che si diverte a morderci le gambe, e non riesci a farlo smettere tanto facilmente. Si chiama rimorso. La vita morale è sempre stata la più grande sfida del mondo perché si tratta di costruire il capolavoro di Dio, cioè l’uomo: crescere o decrescere? Invecchiare o ringiovanire? Aprirsi alla realtà o chiudersi in cantina? Morire o vivere? Disperare o gioire? Ecc… Questa vasta problematica ha a che fare con un sacramento della Chiesa Cattolica un tempo più frequentato. Oggi fa le spese di tutto il processo di secolarizzazione che segna in profondo la cultura e il vivere sociale attuale. Parlo della confessione o sacramento di riconciliazione con Gesù e con la comunità. Vediamo alcune comuni difficoltà. Perché andarsi a confessare? Perché andare a dire le mie miserie, i miei errori ad un uomo in stola che è debole e fragile come me? Non è meglio lo psicologo? O un amico che mi conosce da tempo e forse sa cosa dirmi? C’è poi la fretta che ci gioca terribilmente. Si fa tutto correndo a velocità sempre più elevata. Come trovare una mezz’ora per prepararsi a celebrare questo sacramento? Ho trovato tre termini che possono diventare incentivi importanti nel cammino educativo del Riscoprire il sacramento della confessione

Una riflessione sul senso profondo dell’incontro con il Signore attraverso la Chiesa La bellezza della riconciliazione, tra miracolo, guadagno ed esorcismo la fede necessaria alla celebrazione di questo sacramento. Nella confessione ben fatta, cioè con viva fede e sincero pentimento, si verifica anzitutto un miracolo, poi un guadagno ed infine una guarigione/liberazione di cui c’è più bisogno di quanto ne sappiamo. Miracolo – ll sacramento non è solo un dialogo, una confidenza, un ascolto, una decisione. Dentro tutto questo opera Gesù stesso. Tutto a Lui è possibile e se Lo incontriamo con un minimo di fede, avvengono cambiamenti nel cuore del penitente. Non si tratta di guarigione istantanea, non è una magia, ma un cammino incisivo e liberante, umile e intelligente, che risana nel profondo la coscienza ferita. La Grazia della confessione dona speranza, plasma, rimette in cammino la vita. Guadagno – Nella confessione ben fatta poi c’è un vero, enorme, incommensurabile guadagno perché quello che Gesù dona al penitente, cioè lo stato di Grazia santificante, vale più del mondo creato ed è anzi la ragione per cui Dio crea il mondo. Non lo fa per Se stesso. A Lui non serve nulla la creazione, non aggiunge nulla. Dio crea inutilmente proprio a conferma della non necessità che esista il mondo. Ma quando riesce ad infondere la sua vita intima in una creatura fatta a sua immagine, Dio è proprio contento e fa festa, dice Gesù. Posso dirti così amico: “va a confessarti, fai felice Dio”, scusami, il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora, hai solo il presente. Parti adesso con la ricchezza che Cristo ti dona. Esorcismo – E poi se vuoi saperlo, la confessione è il primo esorcismo. Perdonando il peccato Gesù sottrae in quel momento il penitente a qualunque assalto del maligno e ti rimanda a casa libero e contento e disposto alle future, necessarie battaglie. Perché la vita è guerra continua contro il maligno in qualunque forma compaia. Ma vediamo anche cosa non è la confessione. Tu hai un grosso camion pieno di pietre e vuoi scaricarle su quel terreno. Cosa fai? Porti il camion sull’orlo del campo, azioni la manovra che alza il cassone e le pietre rotolano giù. Il camion rimane leggero e riparte. La confessione non è assolutamente questo. Non si va a scaricare i peccati per poi partire. Nella confessione ha detto Papa Francesco, ciò che conta è l’incontro personale con Gesù più che lo scarico dei peccati. Qui va posto l’accento. Io nel semplice gesto di inginocchiarmi davanti ad un confessore, trovo Gesù che mi abbraccia ed è la sua presenza che perdona, guarisce, libera, conforta. Devo dichiarare il male fatto, ma per non pensarci più, per sentirmi come non lo avessi mai fatto, perché il perdono di Cristo rigenera la mia vita. Il rapporto con Gesù è un legame di amore che mi protegge, mi sostiene, mi porta, perché Lui vuole ripetersi in me. E non ci si sfiducia più tanto perché, come diceva S. Agostino, Dio prima mi dona la forza di amare ciò che comanda e poi comanda ciò che vuole. Ma io a questo punto sono reso capace di farcela. Noi siamo giustificati solo da Gesù per il valore infinito della sua passione, morte e risurrezione. Questa grazia non può essere meritata da noi. Ci è concessa per puro dono da Dio che è misericordioso. Ecco perché è inutile lamentarci dei nostri errori, sfiduciarci o smettere di lottare. Nessuna tecnica psicologica cambia l’uomo realmente ma solo la Grazia del perdono che tocca le profondità del nostro cuore là dove Dio vuole abitare perché ci ha fatti proprio per questo. Non sto a citare l’immensa storia dei Santi che hanno amato, celebrato e proclamato la bellezza di questo Sacramento e la sua utilità. Basta l’esperienza semplicissima di noi poveri peccatori amati da Cristo. Ogni volta che mi confesso ne esco rigenerato, sollevato e contento. Vorrei che tutti provassero questa esperienza frequente. “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv. 14,27) “Io ho vinto il mondo” (Gv. 16,33). E ora lo vince in me.

Don Alberto Girello (Corriere si Saluzzo 9 marzo 23)