Dieci anni fa, lo Spirito del Risorto portò a Roma, a occupare la sede dell’apostolo Pietro, un uomo proveniente “dalla fine del mondo!”. Nella Città del Vaticano arrivò Jorge Mario Bergoglio, che il conclave elesse a succedere a Papa Benedetto XVI. Soltanto i bambini non ricordano l’evento; gli altri, quelli, almeno, che si interessano alla storia della Chiesa, ricordano quel 13 marzo 2013 quando dalla loggia uscì il Papa neoeletto a salutare la folla, radunata in piazza S. Pietro. Da quel momento, Francesco, il nuovo Papa, intraprende a livello di Chiesa universale, non certo intenzionalmente, a fare il maestro e a insegnare; la sua personalità lascia un segno, via via sempre più chiaro e intellegibile, in tutti coloro che lo guardano, lo ascoltano, lo amano. Il suo modo di comunicare diretto, caldo, semplice e sincero crea empatia. E fa presa su molti. Egli comunica e insegna: in coerenza con la propria storia e la propria formazione, ancor prima che con le parole e con i documenti magisteriali. Francesco comunica con scelte di vita sobria, con portamento essenziale, con forza spirituale adamantina, che pare gli venga dal cuore del suo stesso cuore. Chi non lo ricorda lanciare nel Mare Mediterraneo, cimitero di un incalcolabile numero di migranti, un mazzo di fiori? Che cosa ha mai detto quel gesto al mondo? Che cosa ha mai detto quel gesto a ognuno di noi? Certamente è valso più di infiniti discorsi e tuttora è un potente richiamo a non globalizzare l’indifferenza per il dolore e per la morte di chi “non conta” agli occhi del mondo! Chi non lo rivede, solitario intercessore, incedere verso un nudo Crocifisso, sotto la pioggia battente, la sera del 27 marzo 2020, per chiedere la guarigione di un mondo malato? Di quali malattie si sarà addossato Papa Francesco? Soltanto della pandemia dilagante e inarrestabile da Covid 19, oppure anche dell’egoismo, dell’indifferenza, della superbia umana? Della sete di potere, di successo, di gloria? Avrà portato anche l’ingratitudine, l’arroganza, la grossolanità, la noncuranza del fratello fragile e l’incuria per il pianeta malato? Lascia ammutoliti Francesco, e ancora freme la memoria del cuore rievocando il suo gemito sommesso, il suo struggente lamento, le sue lacrime versate ai piedi della Madonna Immacolata lo scorso 8 dicembre. La sua voce, rotta dall’emozione, lascia trapelare commozione e compassione viscerale con coloro che sono costretti a combattere una guerra assurda e a morire per cause non comparabili con il dolore delle madri, delle spose, degli orfani! A questo nostro Papa Francesco, “peccatore perdonato e strumento di misericordia”, tenace testimone della Verità, noncurante dei riflettori, ma consapevole del proprio ruolo di Vicario di Cristo, offriamo convintamente il calore dell’affetto e il sostegno della preghiera. Sempre! Sempre, anche quando qualcuno potrebbe insinuare il sospetto sulla veridicità della sua testimonianza e sulla credibilità del suo magistero!
+ Cristiano Bodo Vescovo di Saluzzo