Nei nostri cammini di iniziazione cristiana avviene spesso un fenomeno piuttosto strano. Capita, infatti, che i gruppi si trovino invitati ad impegnarsi particolarmente in alcuni momenti forti, come l’Avvento e il tempo prima di Natale con novena, concerti, confessioni e iniziative. E poi similmente per la Quaresima, con proposte di Via Crucis, momenti di ritiro e preghiera, preparazione e penitenza. E poi arriva la festa, il Natale con il suo tempo fino al Battesimo del Signore e, soprattutto, la Pasqua che inaugura un tempo fortissimo di misteri, fino alla Pentecoste. Tutti siamo impegnati fino alla festa, poi dalla festa: arrivederci!
Il sabato del villaggio in parrocchia
Cosa succede? Una sorta di attesa e preparazione gioiosa e piena di buone intenzioni, di leopardiana memoria, che non corrisponde alla pienezza della festa che invece dovrebbe inaugurare. La vera attività, paradossalmente, dovrebbe essere nei giorni del Natale e soprattutto in quelli di Pasqua. Invece le parrocchie quasi si fermano, o almeno si ferma il catechismo che segue – purtroppo! – i ritmi del calendario scolastico. La Pasqua come c e n t r o dell’iniziazione cristiana Soprattutto la Settimana Santa, con i suoi passi significativi, è capace di accompagnare nel cuore della fede. Certo, non parla se non ci sono orecchie attente, ma è fondamenta che i catechisti facciano del loro meglio – a partire dalla Quaresima ma come preparazione e non come fine – perché i giorni della Pasqua siano vivi. Qualcuno andrà via in vacanza, dirà qualche catechista. Pazienza!
Con chi resta: come curare l’invito e l’animazione del Giovedì Santo? E la venerazione della Croce della Passione? Come trovare un posto nella grande Veglia del Sabato Santo? E quali attenzioni condividere per sostenere la gioia della domenica che si ripete in ogni domenica?
L’ordinario e lo straordinario In senso cristiano, si potrebbe dire che se c’è un solenne e uno straordinario è sempre solo per illuminare e amare l’ordinario. Così anche nella nostra catechesi.
Don Marco Gallo