L’Apocalisse dipende strettamente dall’Antico Testamento, che rilegge alla luce di Cristo. Non ci sono citazioni esplicite, ma è copiosamente permeata di allusioni e riferimenti alla Scrittura. L’Apocalisse, posta alla fine della Bibbia, è in realtà il finale che ne assomma tutti i temi, tutte le immagini, tutte le rivelazioni. Non sembra inverosimile che l’esiliato di Patmos abbia letto e meditato intensamente la Bibbia, cercandovi la luce sulla situazione presente della Chiesa; e che la grazia delle visioni soprannaturali si sia innestata del tutto normalmente su questa lettura biblica, dandole una nuova profondità e attualità. Questa rilettura dell’AT procede spesso per «sovrapposizioni» di immagini: su una immagine profetica si imprime tutta una
serie di altre raffigurazioni. Il libro ha nel simbolismo lo strumento abituale di comunicazione. L’uso di questo linguaggio può far sorridere il lettore moderno (cf. ad esempio l’espressione: «essi hanno rese candide le vesti nel sangue dell’Agnello»), ma fanno pensare! I colori ad esempio hanno un significato preciso: il bianco è il simbolo della divinità e insieme della gioia e della vittoria; così il celeste. Il nero è il simbolo della morte: Il rosso-fuoco è simbolo di
lusso sfrenato.
La corona e la palma sono simboli di vittoria, mentre il diadema è simbolo della sovranità e del dominio. Gli occhi simboleggiano la conoscenza e l’illuminazione che scaturisce dall’Agnello. Le corna significano la potenza. Anche i numeri hanno un significato: il quattro designa il mondo creato; il sette la pienezza e la totalità; il dodici è la cifra del popolo di Dio; mille è la cifra della moltitudine infinita.
Questo simbolismo giovanneo sovrabbonda di vita, non appena si supera il primo senso di sorpresa e si va oltre l’immagine provocante. Per cui non fa più difficoltà vedere che l’agnello diventa un pastore, conoscendo il riferimento a Gesù; né c’è più motivo di attardarsi a individuare le sette corna dell’agnello o a immaginare le sette teste del drago, se si considera l’Agnello nella sua sovranità e il drago in tutto l’orrore del suo potere magico.
La difficoltà principale nell’interpretazione non sta nel decifrare i simboli del  linguaggio, anche se sussistono zone
oscure, ma nello stabilire le proporzioni da attribuire ai vari livelli in cui si situa la visione di Giovanni. La visione dell’Apocalisse, infatti, si può infatti situare a diversi livelli: quello storico, quello profetico, quello escatologico. L’Apocalisse, essendo una lettera pastorale, si riferisce a una situazione concreta storica, che si prefigge di chiarire. Come profezia svela l’avvenire e il corso della storia; come apocalisse guarda alla fine del mondo.

Don Michelangelo Priotto