Quale catechesi?
Il teologo Biemmi: l’ora d’esser missionari Uno dei più grandi esperti di catechesi, fratel Enzo Biemmi, ha visitato la nostra diocesi a metà novembre. Incontrando prima i coordinatori della catechesi e poi i nostri sacerdoti, fr. Enzo ha condiviso alcune considerazioni che brevemente val la pena di condividere. A che punto siamo? Senza ombra di dubbio, la Chiesa italiana è quella che in Europa ha mostrato più vitalità nella riforma della catechesi. Eppure, la delusione che condividiamo è evidente. L’immaginario era quello che cambiando modello sarebbe cambiato il risultato. A fronte di questo, è dunque chiaro che vi è un equivoco: non si può attribuire alle mancanze del metodo l’abbandono della fede di tanti battezzati. Cambiamento d’epoca Il Papa dice che non è un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento d’epoca la nostra. La parrocchia ne è radicalmente coinvolta. Fino a poco tempo fa, la fede si imparava a casa. A catechismo si memorizzavano le nozioni per spiegare ciò che si viveva già. Il tramonto della società religiosa e l’avvento ancora in corso di un tempo secolare richiede una profonda riscrittura della parrocchia. La parrocchia che verrà Il cristianesimo futuro sarà quello in cui tutte le attività, le celebrazioni e i contatti partono dalla capacità di annunciare da capo la buona notizia del Vangelo. Diventerà credente chi troverà la possibilità di un bagno di vita cristiana, non dei concetti. E una comunità felice di essere fertile, incinta. Non sarà mai virtuale la fede: si può credere solo insieme fisicamente. E la parrocchia ne è l’unico ambiente, perché è trasversale, fatta per tutti, mai perfetta. Quale catechesi? Se siamo felici di generare, allora la catechesi che ne emerge è ispirata dalla missione, fa scelte sostenibili e non chiede cose impossibili alle famiglie, scandisce il suo cammino con atti di fede e di festa, impara ad annunciare ciò che è essenziale e non tutto. In un certo senso tutto sta in piedi se facciamo l’atto di fede che lo Spirito sia vivo e in azione anche oggi.
Don Marco Gallo