L’Apocalisse, ultimo libro della Bibbia, è un’opera originale che affascina e sconcerta. San Girolamo così la definisce: «Tot habet sacramenta quot verba», cioè: «Ogni parola comunica un mistero». È infatti un libro che richiede al lettore molto lavoro e molta fede, perché è la rivelazione del mistero di Dio, che «ci ama» al presente e che è presente in mezzo a noi, i centoquarantaquattromila; un libro sulla Chiesa e per la Chiesa. Infatti la donna vestita di gloria, con la luna sotto i suoi piedi, è la nostra Chiesa, di cui Maria è certamente il prototipo; Chiesa nutrita e protetta da Dio che la abita; Chiesa sballottata, scossa da riforme e da reazioni, stretta da problemi politici e culturali, ma da Lui amata e guidata, in attesa di raggiungere la meta. Un libro dunque di consolazione e di speranza, particolarmente adatto a guidare l’attuale riflessione sinodale. Dunque, il primo impegno sarà quello di leggere il passo proposto, con attenzione ma soprattutto con fede, riconoscendo che è Parola di Dio, nonostante le difficoltà che un libro scritto duemila anni fa contiene. In questa nostra rubrica mensile verrà offerta una presentazione sintetica di questo libro biblico, Il termine «apocalisse» è la trascrizione italiana del sostantivo greco apokálypsis, ri-velazione, cioè «azione del togliere ciò che copre o nasconde», quindi: «scoprire, svelare». Sebbene nel linguaggio moderno il termine abbia finito per coincidere con l’idea di cataclisma, disastro, fine del mondo, è necessario rimarcare che nella sua accezione corretta non indica affatto qualcosa di negativo, ma intende essere al contrario una parola fonte di incoraggiamento e di speranza. Il libro si apre con una descrizione geografica che ne spiega molti elementi: «Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù» (Ap 1,9). Il nome rinvia all’apostolo prediletto e alla sua comunità di Efeso e dintorni, come confermano le lettere iniziali del libro; È nel silenzio di quest’isola montuosa delle Sporadi meridionali che l’Apocalisse ambienta l’esperienza mistica di Giovanni, significativamente simboleggiata dalla scritta d’ingresso dell’attuale monastero di San Giovanni Teologo che sovrasta la spiaggia dell’isola: «Dio non parla a colui che non ha saputo tacere per mille ore».