Domenica scorsa, essendo il 21 novembre, si è tenuta la Giornata “pro Orantibus”.
In quel giorno la Chiesa invita a considerare la preziosa “opera” delle Monache di Clausura, vocate alla vita religiosa contemplativa, e con gratitudine pregare per esse.
Nella nostra Diocesi di Saluzzo sono presenti, a Revello, le Monache dell’Ordine di Sant’Ambrogio “ad nemus”, comunemente dette e conosciute con il nome di “Romite”.
Attualmente sono 6, vivono nel Monastero che fu convento dei Frati Cappuccini e svolgono, nella quotidianità, i vari “uffici” che permettono il buon andamento della loro vita comunitaria e il sostentamento di essa, come succede in tutte le famiglie. L’“opera” che esse mettono principalmente in atto, nel carisma proprio del loro stato di vita, è l’“opus Dei” della preghiera. Il loro abito monastico è di colore marrone scuro, come la terra spiegano sovente le sorelle; rammenta loro di essere come le radici: ci sono ma non si vedono.
Eppure sono importantissime, essenziali! Senza radici l’albero è instabile e rischia di seccare per la mancanza della possibilità di attingere idratazione e nutrimento. Come le radici, anche le Romite non fanno rumore e, in mezzo al tanto movimento del mondo, il quale, forse, rischia di pensare che, più si corra e più si faccia, meglio è, sono un richiamo ad alzare lo sguardo verso l’Alto e ad iniziare a fermarci alla Presenza del Signore, coltivando il silenzio, o meglio lasciando che il silenzio “coltivi noi”, donandoci di entrare in una sempre maggiore amicizia, familiarità, intimità con Lui e scoprire che siamo fatti per l’Infinito. Forse, quella inquietudine, a volte indecifrabile e indecifrata, specialmente dei giovani ma non solo, è proprio il chiaro segno di tutto ciò. Le Romite come tante altre Monache di clausura, sono il modo attraverso il quale il Signore, nel silenzio e con il silenzio, dice a tanti cuori che la vera “chiusura” è quella di non aprire le porte della propria vita a Lui! Ringraziamo, allora, il Signore per la piccola ma molto significativa presenza delle Romite nella nostra Chiesa diocesana. E non escludiamo di andare a fare loro visita. Accolti, con fare gentile e spigliato, dalla Madre, potremo affidare alla loro intercessione richieste di preghiere a favore di persone o situazioni che abbisognano dell’Aiuto di Dio e, nel parlatorio (locale dove ricevono) scopriremo, magari con sorpresa, oltre stereotipi e dicerie, il brillio della bellezza della vocazione monastica contemplativa, alla quale il Signore, dobbiamo esserne certi, continua a chiamare delle giovani anche oggi. Preghiamo affinché esse, rispondendo alla vocazione, si trovino veramente a “casa” nel vivere e testimoniare che “Dio solo basta”!

Don Ezio G. Marsengo

Articolo del Corriere di Saluzzo del 25 novembre 2021