Effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo (Gl 3,1)
Unione evidente tra Pasqua e Pentecoste
Nella solennità di Pentecoste la Chiesa contempla e rivive nella liturgia l’effusione dello Spirito Santo sui discepoli riuniti in preghiera nel cenacolo. Appare chiaro il riferimento alla Pasqua: anche allora i discepoli si trovavano nel cenacolo ed il Risorto apparve loro facendosi vedere vivo e vivente nel corpo trasfigurato dallo Spirito.
Nel giorno di Pentecoste, nel medesimo luogo, gli apostoli ricevono l’incarico dell’annuncio di Gesù Risorto grazie al dono dello Spirito (“Apparvero loro lingue come di fuoco e tutti furono colmati di Spirito santo” At 2,4). Come ricorda il Vangelo di Giovanni sarà lo Spirito a porre le parole di Gesù sulle labbra degli apostoli (“Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” Gv 16,14): la testimonianza della Chiesa è testimonianza su di Lui, non ripiegamento su se stessa.
La più grande liturgia è offerta dalla moltitudine delle nazioni presenti a Gerusalemme (”Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotomia…” At 2,9) che annunciano le grandi opere di Dio.
Si crea un’unione evidente tra Pasqua e Pentecoste: il Cristo crocifisso e risorto, vivificato dallo Spirito, vive nell’annuncio delle Chiesa in forza dello Spirito. La Chiesa è serva della Parola, annuncia il Dio fatto carne uscendo dalla ristrettezza di una stanza per aprirsi al mondo intero. Gli apostoli sono toccati dallo Spirito non solo esteriormente, ma nel cuore e nella mente: le differenti lingue di Babele (Gen 11,1-9), ora sono gli strumenti per annunciare le grandi opere di Dio. Il primo dono della Pentecoste è l’apertura alla novità: lo Spirito trasforma ciò che è segno di divisione in vincolo di unità, l’orizzonte limitato di Gerusalemme si apre al mondo intero.
Nella lettera ai Galati Paolo elenca i frutti dello Spirito (“amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè” Gal 5,22) per evidenziare una vita in armonia.
Essere Chiesa non significa omologazione, ma policromia di ricchezze; unità e non uniformità. Lasciarsi guidare dallo Spirito permette di scoprire nella Chiesa e nel mondo nuovi orizzonti aprendosi alla novità che è il Risorto. Le diversità consentono di vedere le ricchezze dei carismi e ministeri oltre ogni chiusura esclusivista: i discepoli piangenti del cenacolo sono consolati dalla presenza del Risorto ed in forza dello Spirito iniziano la missione nel mondo (“Riceverete forza dallo Spirito Santo e sarete miei testimoni” At 1,8). Lo Spirito è l’anima della missione che è forza per raggiungere i lontani uscendo dai luoghi comuni, dalle attività pastorali certe e assodate dal tempo.
La Pentecoste invita a guardare con interesse e simpatia le novità portata dallo Spirito liberandosi dalle catene dorate che riflettono la nostalgia per un passato che non c’è più. Gesù ha percorso le strade polverose della Galilea per donarci il volto benedicente del Padre; la Chiesa raccoglie l’impegno di portare al mondo intero lo sguardo infinito del Risorto (“Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che ho detto” Gv 14,26): una Chiesa chiusa in se stessa trema di fronte alla molteplicità delle lingue, piange nostalgica come i discepoli nel cenacolo. Una chiesa in preghiera (“Tutti era perseveranti e concordi nella preghiera” At 1,14) si nutre della presenza del Cristo risorto: annunciare il suo Vangelo non è una teoria, ma una persona, essere chiesa non significa pianificare da tavolino le idee su Gesù, ma aprirsi alla novità che solo lo Spirito suscita nel cuore dei discepoli.
La missione della Chiesa è impegnativa e faticosa, suscettibile di incomprensioni al suo interno ed esposta alle persecuzioni; la tentazione di essere un mondo a parte è sempre possibile, ma lo Spirito, presentandosi come Consolatore (“Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga sempre con voi” Gv 14,16) dona il coraggio per affrontare le strade degli uomini. Rinnova su di noi, Signore l’effusione dello Spirito: Vieni, Santo Spirito
Don Carlo Cravero
(Dal Corriere di giovedì 19 maggio 2021)