La vita rinasce nella forza del Crocifisso Risorto
Una riflessione di don Carlo Cravero sul tempo della Settimana più importante dell’anno.
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso
assumendo una condizione di servo… per questo Dio lo esaltò!” (Fil2,6.9). La lettera di Paolo ai Filippesi interpreta in modo preciso gli
ultimi giorni della vita di Gesù che la Chiesa si prepara a celebrare nei riti della Settimana Santa e Triduo Pasquale. Le parole ed i segni
compiuti da Gesù nel suo ministero pubblico si compiono nella sua ultima settimana a partire dall’ingresso messianico in Gerusalemme.
Domenica delle Palme
Le letture della Domenica delle Palme mettono a fuoco la traiettoria finale del Maestro di Galilea: all’ingresso trionfale in Gerusalemme
accompagnato da canti di festa e rami di ulivo, con il popolo inneggiante al Figlio di Davide (“Benedetto colui che viene nel nome
del Signore” Mc 11,10) fa eco l’urlo della stessa folla cinque giorni dopo di fronte a Pilato: “Crocifiggilo” (Mc 15,14).
Il tentativo di impadronirsi con l’inganno di Gesù si realizza nel gesto di Giuda che consegna il Maestro alle guardie del tempio: essere
discepoli significa entrare nella consegna del Figlio, dono totale di amore e segno decisivo per la nostra liberazione. Nel consegnarsi di
Gesù l’uomo rinasce alla vita: per questo possiamo inneggiare con rami di ulivo “Osanna al redentor!”.
Lunedì, martedì e mercoledì santo
La Parola di Dio si offre al nostro ascolto con la profezia di Isaia (Is 42,1-7; 49,1-6; 50,4-9) nell’immagine del servo: lo Spirito del Signore
sostiene il servo nella sua missione, lo rende luce delle nazioni e forte verso coloro che lo insultano. In questo servo vediamo il volto di Cristo
che ci libera dal male (ultima richiesta del Padre nostro): acclamato da Simeone come Luce per illuminare le genti (Lc 2,32), ora Gesù svuota
sé stesso per riempirsi della nostra debolezza. A lui la nostra debolezza, a noi la sua forza. I vangeli ci invitano a contemplare
l’imminente passione di Gesù nel profumo dell’unguento di Betania (Gv 12,1-11): come il profumo raggiunge il suo massimo valore quando è
versato sul corpo, così è per il Signore: la sua vita versata per noi inonda di luce le tenebre della morte per consegnarci la vita senza
fine.
Messa del Crisma
La celebrazione del Crisma il giovedì mattina è manifestazione della comunione dei presbiteri con il proprio Vescovo nella condivisione
dell’unico sacerdozio: grati per il dono ricevuto (“Canterò per sempre l’amore del Signore” Sal 88/89), è la missione di Cristo ad indicare
azioni e stili di vita. “Portare ai poveri il lieto annuncio” (Lc 4,18) coinvolge ogni istante della vita dell’uomo, dal suo inizio fino al suo
naturale spegnimento. Ecco, dunque, i tre oli (catecumeni, crisma ed infermi) per sostenerci come discepoli nel cammino della vita.
Messa in Coena Domini
La messa in Coena Domini introduce la Chiesa nel triduo pasquale: dall’ultima cena alla gioia del giorno di Pasqua. “Gesù, avendo amato i
suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1): il dono totale di Cristo è custodito nella frazione del pane, l’agnello dell’esodo
lascia spazio al sangue versato per tutti dal Figlio di Dio. Ascolto della Parola, partecipazione alla sua mensa e servizio ai fratelli sono i segni
dell’amore grande di Gesù per noi ed azioni profetiche per la sua chiesa: il suo corpo è nostro cibo, il suo inchinarsi sui piedi degli
apostoli è il nostro stile verso i poveri. Essere discepoli richiede il tempo di vegliare con Gesù in preghiera (Mc 14,34), la contemplazione
del Maestro fonda l’agire di uomo cuore.
Venerdì Santo
“Tutto è compiuto” (Gv 19,30) sono le ultime parole di Gesù il Venerdì
Santo: nel momento della massima debolezza di Dio si sprigiona la
forza dell’amore: le braccia distese sulla croce sono l’abbraccio
universale con cui il Cristo raggiunge l’uomo negli abissi del dolore. In
tempo di pandemia anche noi inchiodati alle nostre paure e sofferenze
siamo avvolti dalle braccia di quel servo che “dopo il suo intimo
tormento vedrà la luce” (Is 53,11). Il buio della tomba è prossimo ad
essere squarciato dalla luce di Pasqua.